I recenti
sviluppi nei vari settori della scienza, il costituirsi di nuovi campi di
ricerca e l'elaborazione di nuove metodologie, dimostrano che stiamo ancora
agli inizi del lungo cammino della conoscenza scientifica. Non bisogna tuttavia
sottovalutare l'importante ruolo che la scienza ha avuto nei progressi che la
civiltà umana ha compiuto. In tal senso è necessario che anche le scienze
sociali acquistino quella maturità scientifica, motivo di orgoglio per le
scienze fisiche, affinché si realizzino dei progressi sostanziali, non solo in
senso tecnologico ed economico, ma anche dal punto di vista della convivenza
sociale e civile.
Relativamente
all'analisi sull'applicabilità dei metodi matematici nelle scienze sociali si è
reso necessario compiere uno studio sulla natura e sulla struttura delle
relazioni matematiche, con un particolare riferimento al ruolo che i metodi
matematici hanno svolto nel campo delle scienze fisiche. Infatti, nell'ambito
dello studio di tali argomenti sono emerse quelle che sono le caratteristiche
distintive dei metodi matematici; in particolare,
è emerso il nesso che viene a stabilirsi fra la realtà empirica e la struttura del ragionamento logico-matematico. "Esistono dei legami tra le due cose, nel senso che certe strutture e certi oggetti del mondo 'reale' possono essere rappresentati da un'astrazione matematica. Di converso, il mondo matematico contiene nozioni astratte di quantità e nozioni geometriche che trovano esemplificazione nel mondo 'reale'. Questa immagine solleva molte questioni. I due mondi sono effettivamente comparabili? Sono davvero distinti? E se lo sono, esistono elementi del mondo reale che non possono essere rappresentati da un'astrazione matematica e, di converso, elementi del mondo matematico che non trovano corrispettivi specifici nel mondo fisico che ci circonda o che è dentro di noi?" (Barrow). Sulla base di tali presupposti sono stati fatti tentativi per un'estensione dei modelli matematici anche nello studio dei fenomeni sociali. Purtroppo, come ho già affermato in precedenza, una siffatta impostazione risente dell'assenza di un quadro teorico-concettuale generale cui fare riferimento. Con ciò intendo sostenere che è possibile applicare la matematica nelle scienze sociali solo grazie al supporto di una teoria generale, in quanto è la teoria stessa che permette la formalizzazione. L'elemento centrale della presente ricerca è rappresentato proprio dal costituirsi graduale di un punto di vista teorico generale. In altri termini, seguendo la logica del discorso, gli argomenti discussi sembrano appartenere potenzialmente ad una visione scientifica della realtà, più ampia e completa. Tutto questo implica non solo l'esistenza di un quadro logico e metodologico appropriato ma comporta anche una visione epistemologica generale, appropriata all'elaborazione di un nuovo punto di vista scientifico.
è emerso il nesso che viene a stabilirsi fra la realtà empirica e la struttura del ragionamento logico-matematico. "Esistono dei legami tra le due cose, nel senso che certe strutture e certi oggetti del mondo 'reale' possono essere rappresentati da un'astrazione matematica. Di converso, il mondo matematico contiene nozioni astratte di quantità e nozioni geometriche che trovano esemplificazione nel mondo 'reale'. Questa immagine solleva molte questioni. I due mondi sono effettivamente comparabili? Sono davvero distinti? E se lo sono, esistono elementi del mondo reale che non possono essere rappresentati da un'astrazione matematica e, di converso, elementi del mondo matematico che non trovano corrispettivi specifici nel mondo fisico che ci circonda o che è dentro di noi?" (Barrow). Sulla base di tali presupposti sono stati fatti tentativi per un'estensione dei modelli matematici anche nello studio dei fenomeni sociali. Purtroppo, come ho già affermato in precedenza, una siffatta impostazione risente dell'assenza di un quadro teorico-concettuale generale cui fare riferimento. Con ciò intendo sostenere che è possibile applicare la matematica nelle scienze sociali solo grazie al supporto di una teoria generale, in quanto è la teoria stessa che permette la formalizzazione. L'elemento centrale della presente ricerca è rappresentato proprio dal costituirsi graduale di un punto di vista teorico generale. In altri termini, seguendo la logica del discorso, gli argomenti discussi sembrano appartenere potenzialmente ad una visione scientifica della realtà, più ampia e completa. Tutto questo implica non solo l'esistenza di un quadro logico e metodologico appropriato ma comporta anche una visione epistemologica generale, appropriata all'elaborazione di un nuovo punto di vista scientifico.
Capita spesso
che certe riflessioni o idee, frutto di un lavoro personale, si ritrovano poi
già formulate nelle opere di altri autori. Un esempio è dato dal postulato
dell'isomorfismo preso in considerazione nel precedente capitolo. Tuttavia, per
quanto riguarda il postulato dell'isomorfismo, credo di essere andato
leggermente al di là della semplice ipotesi. "Ciò non basterà
indubbiamente a spianare le difficoltà; ma ho dalla mia la fiducia illimitata
nelle capacità del cervello umano!" (Thom).
La
precedente affermazione di Thom cade non solo come il cacio sui maccheroni, ma
può intendersi anche come un ampliamento e una conferma del postulato
dell'isomorfismo. Una delle mie idee in proposito è che se la dinamica dei
processi di strutturazione delle reti neuroniche segue delle leggi matematiche
e bio-fisiche ben precise, allora sono convinto che i processi cognitivi del
mio cervello seguiranno la dinamica e, quindi, la logica interna dei problemi
affrontati.
"In
base al postulato dell'isomorfismo qualsiasi manifestazione del livello
fenomenico, dalla semplice percezione di un oggetto alla più complessa forma di
pensiero, trova un corrispettivo in processi che, a livello cerebrale,
presentano caratteristiche funzionalmente identiche. Ciò significa che se il
nostro mondo fenomenico possiede una forma, una struttura, una dinamica
dobbiamo trovare - a livello del sistema nervoso centrale - una forma, una
struttura, una dinamica che le rispecchino".
"Identità
di struttura però non vuol dire che il nostro cervello funzioni come un
apparato di registrazione, per quanto complesso, in cui si vanno formulando
copie fedeli e ridotte delle entità presenti nell'esperienza. Il postulato
dell'isomorfismo asserisce qualcosa di molto più importante; se conosciamo le
leggi che organizzano la nostra esperienza fenomenica necessariamente
conosciamo anche le leggi che operano tra fatti che avvengono nel cervello.
Perciò se finora il modello più confacente alla descrizione dell'esperienza
diretta è, alla fine dei conti, una teoria di tipo dinamico, analogo dovrà
essere il modello presente nel sistema nervoso centrale; e ciò proprio perché
di tutti i processi che avvengono nel lungo percorso seguito dalla
stimolazione, lo stadio finale si svolge, fino a prova contraria, nel
cervello".
Bisogna
tener presente che l'applicazione della matematica in settori della ricerca
scientifica poco propensi alla formalizzazione, non è giustificata dall'aver
postulato l'esistenza di un parallelismo fra gli universi materiali (realtà) e
l'universo teorico-formale (scienza). Piuttosto, è l'aver constatato la
possibilità di effettuare alcune applicazioni (non riduzioni) dei metodi
matematici in ambiti specificamente sociologici, ciò che ha permesso la
formulazione del postulato del parallelismo fra gli universi. Il parallelismo
fra gli universi, il postulato dell'isomorfismo e la continuità fra i vari
livelli della realtà, rappresentano un fondamento logico ed epistemologico
adeguato per un'estensione di principio dei metodi matematici nei vari campi
della ricerca scientifica. Vedremo come la teoria delle biforcazioni e la
teoria degli attrattori, ampiamente sviluppate da Thom e Prigogine, potrebbero
avere un utile impiego anche nello studio dei processi di trasformazione
sociale. Le caratteristiche di fondo relative agli argomenti e ai problemi
sinora affrontati sono strettamente interrelate, per cui un'analisi lineare
risulta abbastanza complicata, non tanto per le difficoltà intrinseche che essi
presentano, ma proprio perché ognuno rimanda agli altri in modo circolare e
ricorsivo. Proprio nell'ambito di una problematica di questo genere si
inserisce un'analisi critica, completa e coerente, di alcuni argomenti
apparentemente contrapposti. Tale contrapposizione si manifesta nelle ormai
classiche dicotomie, nel modo seguente: riduzionismo/costruttivismo, scienza
aristotelica/fisica galileiana, induzione/deduzione, locale/globale e
microscopico/macroscopico. Nell'ambito di una visione epistemologica e
scientifica più ampia, i singoli termini delle precedenti dicotomie potrebbero
essere visti piuttosto come elementi necessari di un unico processo. Tale
ipotesi è resa legittima non solo dalle tendenze insite negli argomenti qui
discussi, ma anche dalla convergenza di alcuni punti di vista presenti nelle
recenti teorie scientifiche; ad esempio, quelle elaborate rispettivamente da
Thom, Prigogine, Mandelbrot, Piaget, von Foerster, Eigen ed altri.
Dall'analisi
dei precedenti argomenti si potrebbe dedurre un fatto molto interessante: cioè
che l'unità delle scienze è implicata dall'unità globale della natura, come è
stato già affermato in precedenza.
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