martedì 23 marzo 2010

Scienza e libertà. Prima parte




Innanzitutto, bisogna dire che la ricerca scientifica è una delle poche attività umane condotta con uno spirito veramente libero; anche se spesso questo libero desiderio di conoscenza è stato ostacolato proprio da quelle istituzioni che giustificano la propria esistenza in nome della libertà. La scienza non è qualcosa che esiste fuori, al di là dell'agire umano. La scienza è il prodotto di un'attività umana il cui scopo fondamentale è il miglioramento della vita. Del resto molti oppositori della scienza accettano ben volentieri i risultati positivi raggiunti dalla ricerca scientifica.
Non voglio certamente fare un bilancio critico dei risultati positivi e negativi della scienza, ma non possiamo tuttavia sottovalutare il ruolo storicamente determinante che la scienza ha avuto nel produrre conseguenze spiacevoli. L'errore continua ad essere quello di percepire la scienza come una realtà completamente autonoma, cioè indipendente dall'operato umano. In effetti sono le decisioni dell'uomo che producono conseguenze negative, non le scoperte scientifiche; cioè sono le applicazioni pratiche della scienza che spesso creano problemi.
Vorrei eliminare alcuni fraintendimenti sul ruolo e sulla natura della conoscenza scientifica, analizzando brevemente alcuni punti fondamentali che fanno apparire qualsiasi atteggiamento negativo verso la scienza come illegittimo ed infondato. Non voglio adesso esagerare il valore della scienza, ma per la soluzione di un dato problema l'atteggiamento scientifico risulta più vantaggioso rispetto a qualsiasi altro tipo di atteggiamento. Per ritornare al problema del rapporto fra la libertà e la scienza, bisogna precisare che, in primo luogo, il rifiuto di una realtà che si manifesta comunque, e, necessariamente, in un determinato modo, non è certamente un atto di libertà. In secondo luogo, essere soggetti all'azione di meccanismi e principi irrefutabili non significa assolutamente perdere la propria libertà, in quanto tali principi e meccanismi non ci vengono imposti dall'esterno, ma sono costitutivi della nostra stessa natura. Ad esempio, se prendiamo in considerazione il moto dei pianeti è facile rendersi conto che la legge gravitazionale non è imposta da nessuna entità esterna al sistema. La forza gravitazionale è costitutiva del funzionamento stesso del sistema solare, ovvero è un elemento che scaturisce dall'equilibrio dinamico delle orbite planetarie, altrimenti i pianeti andrebbero distrutti.
Il discorso precedente presuppone innanzitutto una definizione adeguata del concetto di libertà. Infatti, ammesso che una definizione corretta del concetto di libertà esista, basta dare uno sguardo alla storia per rendersi conto che la libertà è un'idea che ha stimolato solamente le speranze degli uomini (il filo che separa il pessimismo dal realismo è sottile, come quello che separa la stupidità dal coraggio). Il riferimento alla storia non deve intendersi come riguardante esclusivamente le forme di repressione nei sistemi politici totalitari, ma si riferisce anche alle situazioni ordinarie della vita quotidiana.
Credo che vi sia un significato più profondo del concetto di libertà. Penso alla libertà innanzitutto come libertà dai pregiudizi, dalle credenze, dalla superstizione e, soprattutto, dall'ignoranza. Può sembrare un'assurdità ma sono stato sempre convinto che si può essere liberi anche in determinate condizioni di repressione.

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